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Rimborso spese o compenso per la donatrice di ovociti

Pubblicato martedì, 4 settembre 2018 di Laura Marchesani

Il ruolo della donatrice di ovuli in un ciclo di fecondazione in vitro in cui è necessario ricorrere a gameti donati, è di un’importanza fondamentale.

Infatti, è anche grazie agli ovociti che lei dona, che si possono creare degli embrioni di buona qualità, cioè con buone possibilità di dare la vita ad un bambino.

Donare ovuli è facile?

La donazione di ovuli non è un procedimento semplice ed immediato. Ci sono diversi step nel percorso della donatrice e ognuno di essi deve procedere in modo ottimale por poter programmare il pick-up, ovvero l’estrazione degli ovociti.

Inoltre, il procedimento prevede, dopo la fase di screening medico e psicologico, anche una preparazione con dei medicinali, detta stimolazione. Questa fase non è semplice, infatti bisogna seguire con esattezza le istruzioni ed essere capaci di farsi delle iniezioni sottocutanee in rari ben precisi.

Durante questo periodo di tempo, la donatrice deve recarsi alla clinica di procreazione assistita con una certa frequenza per effettuare ecografie e, a volte anche misurazioni in sangue. Ciò significa, in parole povere: ecografie per via vaginale ed estrazione di campioni di sangue.

Se e solo quando tutto procede per il meglio, si programma il pick-up, che avviene con una sedazione. L’operazione dura una decina di minuti, ma non è priva di rischi.

Chi ha affrontato una fecondazione in vitro con i propri ovuli, la cosiddetta FIVET, sa esattamente in cosa consistono questi step, e li affronta nella speranza di realizzare il proprio desiderio di maternità. Comunque, chi dona, non solo si sobbarca tutti gli inconvenienti e i rischi del procedimento, ma, e soprattutto, lo fa per il beneficio di altri con l’idea di aiutare altre persone ad avere dei figli, che altrimenti non arriverebbero.

Pagare la donazione di ovuli?

In alcuni stati le donatrici ricevono un compenso economico per il loro aiuto, come negli Stati Uniti per esempio, in altri, per legge, si ammette solamente un rimborso spese, come in Canada. Indipendentemente dalla modalità che il paese scelto prevede, crediamo che si debba sempre ricordare e ripetere ad ogni futuro genitore che lo sforzo di una donatrice non ha prezzo. Senza la figura della donatrice, per molti futuri genitori non sarebbe possibile realizzare il loro desiderio di avere dei figli.

In alcuni casi, le candidate non superano i test richiesti dalla clinica di fertilità o il ciclo si conclude con scarso successo. Quando ci si trova di fronte a queste situazioni, non ci si può dimenticare che la donatrice ha fatto tutto il possibile e ha mantenuto, fin dove ha potuto, l’impegno preso, per questo i genitori o la clinica di procreazione assistita dovrebbero sempre mantenere il loro supporto nei suoi confronti, rimborsandole le spese che ha affrontato, nel tentativo di renderli felici.

Requisiti per donare ovuli

Ogni stato ha una legislazione specifica rispetto alle modalità di compenso/rimborso e poi esistono delle linee guida per stabilire quali sono i requisiti che deve avere una giovane donna per poter donare i suoi gameti. In altre parole, non basta essere giovani e sane per donare. Ovviamente l’età è un elemento importante, perché la qualità ovarica è legata agli anni anagrafici di colei che offre i suoi ovociti, ma esistono una serie di altri elementi da valutare e da considerare, fra i quali dei test genetici e psicologici.

Quando una donatrice non supera i test richiesti, ovviamente si genera una sensazione di frustrazione nei genitori che sono in attesa e che contavano su questa generosa donna per poter realizzare il loro desiderio di genitorialità. Quello che però non tutti i genitori riescono a ricordare in quel momento di sconforto è che la clinica –accuratamente selezionata dai genitori- che ha effettuato i test alla donatrice agisce nell’interesse di tutti. Se la riserva ovarica della donatrice non è ottimale, è nel miglior interesse di tutti che non si proceda alla stimolazione e al pick-up perché per la ragazza sarebbe uno sforzo inutile, per i genitori un investimento emotivo (oltre che economico) destinato a non dare frutti e per la clinica un trattamento con scarse possibilità di successo.

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