Pubblicato mercoledì, 18 febbraio 2015 di Laura Marchesani
Iscrizione all’anagrafe del figlio nato grazie alla gestazione per altri.
La recente sentenza di un giudice di Bologna (www.repubblica.it, vedi questo link), rivela come poco a poco le cose si stiano muovendo anche in Italia, mostrando un barlume di luce per tutti quelli che stanno pensando di diventare genitori grazie alla GPA ( gestazione per altri). Questa sentenza sottolinea per l’ennesima volta l’importanza di affrontare dei percorsi di riproduzione assistita in piena trasparenza, senza ricorrere a “scorciatoie”, che possono creare notevoli problemi, a volte irreparabili.
Quando si decide di ricorrere alla GPA la necessità di percorrere questo cammino con l’assistenza e la guida di esperti è evidente. La GPA è illegale in Italia, da qui l’esigenza di molti italiani di doversi rivolgere ad altri paesi. Ma non tutti gli stati che ammettono questo trattamento di riproduzione assistita offrono le stesse garanzie e hanno la stessa normativa. L’informazione e la preparazione dei futuri genitori diventa uno strumento di prevenzione indispensabile per non incorrere in errori irreparabili.
La GPA è la via che conduce alla genitorialità per coppie eterosessuali, omosessuali, single, quindi per futuri genitori che hanno circostanze ed esigenze diverse fra loro, e sono questi “dettagli” che devono essere studiati a priori, perchè il panorama del paese a cui ci si rivolge deve essere chiaro in materia e offrire un quadro globale (non solo in quanto a normative, ma anche in quanto a esperienza e serietà) impeccabile.
In tutto questo è sempre d’obbligo una riflessione sulla necessità di scegliere una meta che offra una legislazione all’altezza della situazione. Sfruttare le “zone d’ombra” nelle normative di alcuni paesi in cui la GPA è dal punto di vista economico più accessibile può portare a sviluppi indesiderati. Come diceva un vecchio spot pubblicitario: “prevenire è meglio che curare”, soprattutto quando la cura potrebbe non esistere.