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La donazione di ovuli nella procreazione assistita

Pubblicato giovedi, 11 febbraio 2016 di Laura Marchesani

Quando la qualità degli ovociti che produce la donna non è sufficientemente buona da permettere una gravidanza, la medicina può offrire come unica alternativa valida la donazione di ovuli.

Anche se alcune donne sono convinte che esistano dei trattamenti farmaceutici che risolvono il problema della riserva ovarica esaurita, la realtà è un’altra.

Spesso si leggono notizie che riguardano donne famose che sono diventate mamme in età matura, oltre i quaranta. Dato che generalmente la protagonista in questione non rende pubblico come ha conseguito la gravidanza, questione privata, a volte il pubblico arriva erroneamente alla conclusione che i medici possano offrire delle terapie che influiscano positivamente sulla qualità ovarica, al punto da poter permettere la gravidanza.

La riserva ovarica non è reversibile

Per il momento non esistono farmaci o trattamenti che migliorino la qualità ovarica che diminuisce con l’età. Infatti se una donna di 35 anni, in sei mesi di relazioni sessuali, consegue la gravidanza in un 50% dei casi, se si tratta di una quarantenne, la percentuale scende ad un 30%. È per questo che i medici specialisti in procreazione assistita insistono sull’importanza di valutare la possibilità della maternità per tempo.

Otre alla difficoltà nel conseguire la gravidanza, esiste anche un maggior rischio di aborto spontaneo. Infatti se ha 30 anni esiste una media di un 10% di possibilità di abortire, a 40 si parla di un 30%.

Le uniche alternative che la medicina offre sono due.

Una da effettuare prima che il problema si ponga, che è la vitrificazione di ovociti, tecnica che appunto va pensata e valutata con un esperto, per tempo; l’altra è la donazione di ovuli. Quest’ultima tecnica si può effettuare in diversi paesi in Europa, ma a condizioni diverse.

La Spagna è uno degli Stati che offre l’ovodonazione da più tempo e con dei risultati invidiabili. Parte del “segreto” del successo della Spagna viene da una legislazione specifica e ben formulata e dalla preparazione tecnica delle equipe delle cliniche di procreazione assistita. Ma ciò che permette che il sistema funzioni sono le stesse donatrici, giovani donne che in modo anonimo e altruista offrono il loro aiuto affinché si possano creare nuove famiglie. Ciò che le cliniche spagnole hanno chiaro e che determina una situazione così positiva è il loro modo di collaborare con le donatrici.

La chiave del successo

Per poter ricevere costantemente candidature, dalle quali poi selezionare le persone idonee a donare, è necessario che le donatrici che effettuano un ciclo, escano dalla clinica in questione con un’opinione positiva e un’esperienza felice da raccontare ad altre potenziali candidate. Prendersi cura delle donatrici con estrema attenzione, informarle correttamente, essere disponibili per ogni dubbio, e dimostrare loro che si apprezza il loro gesto, sono gli ingredienti chiave per fare in modo che questo sistema funzioni.

È in questo clima di collaborazione trasparente e serena che i pazienti vogliono stare. Infatti, anche se loro non possono conoscere la donatrice, sanno che il risultato che otterranno dipende anche dalla generosità di una sconosciuta e le sono decisamente grati. Non è raro infatti, che le neo mamme mandino mail e bigliettini alle cliniche nei quali ci sono dei pensieri toccanti e ringraziamenti per i loro angeli anonimi.

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