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Procreazione assistita e famiglia con due mamme

Pubblicato martedì, 8 maggio 2018 di Laura Marchesani

La realtà, già socialmente accettata e consolidata che esiste in Spagna, rispetto alle famiglie con due mamme, stupisce e crea un polverone in altri paesi. In Italia, infatti, negli ultimi giorni, si è scritto e parlato molto, della decisione di un sindaco rispetto all’iscrizione all’anagrafe del bimbo di una coppia di donne, alla quale ne sono successe altre. Sorprende come, una situazione sempre meno rara, e la relativa tranquillità burocratica di mamme e bimbi, dipenda dalla decisione di un sindaco non si stata definita a livello legale.

Mentre la Spagna si dimostra socialmente aperta e rispettosa nei confronti delle famiglie gay, la situazione italiana è ancora in via di definizione, ed è proprio la scarsa chiarezza che provoca queste situazioni e dei dibattiti non sempre attinenti e rispettosi.

Procreazione assistita in Spagna per mamme single o lesbiche

In Spagna la procreazione assistita permette anche un modello di famiglia di due donne, nelle quale entrambe sono direttamente coinvolte nel processo della creazione degli embrioni e della gravidanza, invece in altri paesi, anche culturalmente vicini, questa realtà è inimmaginabile.

Già da anni le cliniche di fertilità spagnole offrono la possibilità alle coppie di donne di avere un figlio creando gli embrioni con gli ovuli di una delle due mamme, fecondarli con il seme di un donatore e trasferirli all’utero dell’altra. In questo modo, appunto, entrambe le donne possono creare un legame importante con il figlio che, insieme, hanno deciso di avere –metodo ROPA sigla spagnola che sta per Ricezione degli Ovuli della Compagna-.

L’immaginario reazionario e le famiglie omogenitoriali

Nell’immaginario di coloro che hanno difficoltà ad accettare le famiglie di genitori dello stesso sesso, esiste la visione di un mondo letteralmente invaso da nuovi modelli di famiglia che minacciano il benessere e l’equilibrio sociale del modello tradizionale.

La realtà di oggi, non è così. Le cliniche di procreazione assistita continuano ad assistere una stragrande maggioranza di coppie eterosessuali con difficoltà riproduttive, che non si potrebbero risolvere tranne che con l’intervento di uno specialista e il modello di famiglia tradizionale continua ad essere quello prevalente. Non si tratta quindi di sostituire nuove forme di genitorialità a quelle di sempre, ma di introdurle garantendone i diritti e il rispetto di cui tutti i bambini hanno bisogno.

Famiglia tradizionale e procreazione assistita

Questi dati implicano che molti bambini di coppie eterosessuali sono nati grazie all’assistenza di una clinica specializzata in procreazione assistita, anche se questo aspetto della loro vita non viene reso pubblico dai diretti interessati, soprattutto nei casi di donazione di ovuli o seme e di gestazione per altri, per evitare di essere sottoposti al giudizio superficiale della società. È invece ovvio che per le coppie dello stesso sesso è inevitabile l’intervento della scienza.

La decisione di avere un figlio con un’inseminazione artificiale, una fecondazione in vitro o una gestazione per altri segna un momento di riflessione per coloro che si trovano coinvolti e il percorso, quasi mai facile, rende i futuri genitori sempre più coscienti del loro forte desiderio di allargare la famiglia e della forza di volontà necessaria per poter avere un figlio.

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