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La gestazione per altri in Portogallo

Pubblicato mercoledì, 9 agosto 2017 di Laura Marchesani

Un anno dopo l’approvazione della legge, finalmente, entra in vigore nel paese vicino, la legge che definisce in quali casi è possibile la GPA e come si deve svolgere, disegnando i contorni di nuove possibilità per futuri genitori in cerca di aiuto per avere un figlio.

Le premesse del decreto stabiliscono che la necessità di legiferare viene dall’urgenza di tutelare, prima di tutto, i diritti del bambino.

Lo stato portoghese con questa decisione si colloca, in modo sorprendente, contro tendenza rispetto alle posizioni di altri paesi europei che non solo non hanno un inquadramento legale che tuteli le parti in un percorso di maternità surrogata, ma, addirittura, ne proibiscono l’accesso ai suoi cittadini. Questi ultimi si recano quindi all’estero per cercare di avere un figlio con la maternità surrogata, dato che, per loro, non esistono alternative.

I requisiti per accedere alla gestazione per altri in Portogallo

Ma esistono delle norme che stabiliscono che tipo di futuro genitore può accedere a un programma di maternità surrogata in Portogallo? Sì, e la legge lo definisce senza possibilità di fraintendimenti. Innanzitutto, si chiarisce che il ricorso alla gestazione per altri viene permesso per situazioni assolutamente eccezionali e con dei requisiti di ammissione molto precisi. Si contempla questa possibilità per le donne che non hanno l’utero o che hanno una lesione o una malattia di quest’organo che ne impedisca definitivamente la gravidanza.

Ma chi verifica se ci sono i requisiti e se la maternità surrogata entra nei termini della legge?

Al trattamento deve precedere la stesura di un accordo scritto fra le parti e l’autorizzazione del CNPMA, sigla che sta per Conselho Nacional de Procriação Medicamente Assistida.

Si sottolinea l’importanza di creare e mantenere il vincolo che esiste fra la madre e il bimbo durante la gravidanza, definendo quella della gestante con il bimbo entro l’ambito che compete. In altre parole, pur stabilendo la necessità della tutela dei diritti e della salute fisica  e psicologica della portatrice, si stabiliscono con chiarezza i due ruoli separati: da una parte la madre, dall’altra la gestante. La legge contempla anche la possibilità che la gestante sia una persona che appartiene alla famiglia e che quindi, si mantenga con lei, una relazione di vicinanza anche dopo il parto.

Potranno i cittadini di altri Stati recarsi in Portogallo per una gestazione per altri?

In teoria, sembra di sì, se si riuniscono i requisiti necessari, e si rispetta la condizione di “gratuità”, cioè la proibizione di offrire un compenso economico alla gestante.

Nella pratica, è probabile che sia necessario del tempo per capire e valutare se il paese può offrire anche le condizioni pratiche perché una gestazione per altri possa essere affrontata. Ogni maternità surrogata presenterà delle caratteristiche speciali e nasceranno delle questioni che andranno risolte e definite poco a poco. Per questo, se lo Stato continuerà ad avere l’apertura dimostrata finora verso questo tipo di trattamento di procreazione assistita, ed adatterà la legge alle realtà che si presenteranno nel tempo, forse, in futuro, si potrà pensare al Portogallo come ad una destinazione vicina e sicura per poter diventare genitori attraverso la gestazione per altri.

Per il momento, senza dubbio, rimane lo stupore e l’ammirazione verso questo stato percepito come tradizionalista, che si è portato avanti di molti passi, rispetto ad altri che, da anni, discutono di GPA, senza però essere riusciti a compiere il salto verso una sua legge specifica.

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