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Legislazione e procreazione assistita

Pubblicato giovedi, 8 settembre 2016 di Laura Marchesani

In Europa la procreazione assistita è abbastanza conosciuta, anche solo superficialmente, per i racconti di amici e familiari che sono ricorsi a delle tecniche mediche per poter aver dei figli che in altro modo non arrivavano, né sarebbero mai arrivati.

Condividere con altri la decisione di ricorrere alla scienza per diventare genitori non è sempre qualcosa di automatico. Si tratta di situazioni e circostanze estremamente personali che portano i protagonisti a prendere una decisione piuttosto che un’altra, a parlare liberamente delle loro scelte, o parzialmente, o a mantenere il segreto più assoluto.

Una volta presa la decisione di chiedere aiuto alla procreazione assistita si cerca il centro specializzato che offra migliori soluzioni e servizi adeguati alle proprie esigenze.  In ambito europeo esistono inquadramenti legislativi diversi fra loro, elemento che provoca lo spostamento dei futuri genitori da una stato all’altro in cerca del meglio per loro.

In genere comunque esiste fra gli aspiranti genitori la coscienza di voler portare avanti una scelta sicura dal punto di vista medico, ma anche legale. Dove la legislazione è ben definita e precisa rispetto alla procreazione assistita, maggior fiducia possono riporre i pazienti nei professionisti che li assistono nel percorso.

La situazione è molto diversa in altre zone del mondo.

Un giornale spagnolo ha pubblicato un articolo relativo alla donazione di ovuli e di seme in Iran.

Diciamo che in termini generici, anche se non si conosce a fondo la questione specifica, un’idea generale ce la si fa ancora prima di leggere l’articolo, per via del nome di quel paese.

Il fatto è che in Iran donare gameti non è legale, o almeno non lo è del tutto, per cui pazienti e donatori si muovono in uno spazio non ben definito, che porta a situazione pericolose, poco chiare, e a volte anche, ai nostri occhi, ridicole.

Anche lì, come qui, ci sono aspiranti genitori che hanno bisogno della scienza.

Solo che lì la donatrice di ovuli per poter compiere questa funzione deve essere sposata con il futuro padre. Ecco che allora ci sono dei matrimoni fittizi, dei documenti che vengono firmati in modo da permettere la donazione, e poi il legame sciolti appena possibile.

In una società in cui la politica, la medicina e la religione sono così strettamente legate, trovare un percorso legale definito e che tuteli tutte le parti sembra complicato.

Inoltre la ricerca dei donatori non avviene attraverso centri specializzati, ma per iniziativa privata, per cui anche lì gli standard di sicurezza (anche legati alla propria salute) potrebbero essere approssimativi.

Per non parlare del fatto che non esiste una legge che indichi che cosa succederebbe se nel futuro la donatrice decidesse di avvalersi dei suoi diritti di genitrice biologica sul nascituro.

Se si verificasse la situazione, nessuno sa come andrebbe risolta.

Evidentemente la situazione iraniana è lontana da quella europea, ma è sempre utile avere una panoramica generale sulla questione per confermare come la chiarezza e un inquadramento legale trasparente rispetto alle tecniche di procreazione assistita siano una necessità fondamentale per permettere agli aspiranti genitori di avere il tanto desiderato figlio. Anche perché si è visto che le proibizioni di certo non servono a cancellare il desiderio di genitorialità, ma solo a creare un limbo poco auspicabile.

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