Pubblicato mercoledì, 5 luglio 2017 di Laura Marchesani
Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, nella capitale spagnola, si svolge un evento molto atteso, non solo all’interno del Paese. Si tratta di una festa che ha dimensioni notevoli, che ha l’obiettivo di attirare l’attenzione sulla diversità dentro la società, e l’uguaglianza di diritti dei cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
Madrid ha dimostrato negli ultimi decenni una grande apertura nei confronti di tutti i suoi abitanti anche, ma non solo, per le scelte legislative fatte dal Governo spagnolo che ha riconosciuto prima che in molti altri paesi europei la parità dei diritti delle coppie omosessuali, per fare un esempio. La capacità di accoglienza della capitale ha stupito molti stranieri che si sono stabiliti qui, e la mentalità aperta della città ha permesso alle famiglie omogenitoriali di vivere serenamente in un ambiente positivo.
Le cliniche spagnole di fecondazione in vitro sono fra le più rinomate in europea per i risultati che ottengono, per la qualità delle tecnologie impiegate e per la capacità di dare risposta alle esigenze del pubblico omosessuale. La legge, infatti, permette qui l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita anche alle donne single e alle coppie di donne.
Nonostante la maggioranza degli aspiranti genitori che si rivolgono alle cliniche spagnole siano coppie di eterosessuali, esiste comunque una piccola percentuale di donne che si rivolgono alla Spagna per realizzare il loro desiderio di genitorialità, perché nei loro paesi di residenza non hanno accesso a delle tecniche mediche che permettano loro di cercare una gravidanza.
Inizialmente, il trattamento di procreazione assistita più richiesto da queste pazienti era la donazione di seme, per ovvi motivi, ma poco a poco, si è vista un’evoluzione verso tecniche più complesse.
Nel caso delle coppie di donne, la legge spagnola permette ad entrambe di partecipare attivamente e in prima persona al progetto di genitorialità, grazie alla tecnica chiamata ROPA, sigla che sta per ricezione di ovuli della partner. In altre parole, in questo metodo gli ovuli usati sono di una delle due donne, con questi vengono creati gli embrioni, con il contributo di un donatore di seme, e trasferiti all’utero dell’altra mamma.
L’apertura della legislazione ha permesso a molte donne spagnole di diventare mamme in sicurezza e nel loro paese.
È la domanda che si fanno in molti. Attualmente, è difficile fare delle previsioni con un certo margine di sicurezza, ma il dibattito sulla gestazione per altri in Spagna si è aperto da tempo.
In occasione del Gay Pride si sono viste anche associazioni di genitori che sono ricorsi alla gestazione per altri all’estero e che rappresentano una parte della diversità familiare della società spagnola. A queste associazioni, che rappresentano appunto i diversi modelli di famiglia, non partecipano solo famiglie di genitori omosessuali, perché la diversità familiare non sta solo nell’orientamento sessuale delle mamme e dei papà, ma anche nel percorso tortuoso delle coppie eterosessuali che per poter avere un figlio ricorrono all’aiuto di una gestante.
La diversità in realtà può includere diverse sfumature, ed è in occasione come queste, come la festa del Gay Pride, che si cerca di puntare i riflettori su una percentuale di popolazione sempre più numerosa, che è presente, chiede di essere rispettata e tutelata.